Those who are loved - Victoria Hislop - Grecia Vera

Those who are loved - Victoria Hislop

Roberto Cortese

Those who are loved è un libro che ho amato, ci tengo a dirlo subito. E' l'ennesimo della mitica Victoria Hislop, che ormai ha trovato la sua gallina dalle uova d'oro e scrive praticamente solo più di Grecia.

E io molto sinceramente ringrazio.

Those who are loved è uno degli ultimi titoli che seguono altri brillanti titoli della Hislop come

Per me, Those who are loved è decisamente sul podio, subito dietro L'Isola, sebbene con tema più impegnato.

Ma andiamo con ordine.

Indice

In che lingua è scritto il libro?

First things first: al momento in cui scrivo, Those who are loved non è ancora stato tradotto in italiano, ecco perché continuo a far riferimento al titolo in inglese.

Ciò detto, l'inglese della Hislop è assolutamente abbordabile e non è nulla di proibitivo.

Quindi se pensando se valga la pena di comprarlo e leggerlo in inglese, la risposta è si.

Those who are loved - cover

Un consiglio spassionato dopo aver letto praticamente tutti i suoi libri: i romanzi della Hislop vanno letti a burst di qualche decina di pagina, non cinque o sei alla volta.

Il suo modo di scrivere richiede attenzione e spesso necessita dell'accumulazione di decine di pagine per apprezzare il movimento della storia.

Io personalmente, nella primo terzo del libro ho commesso l'errore di leggere solo qualche pagina, che peraltro non mi sono goduto.

Scrivitelo a caratteri cubitali: i libri della Hislop vanno letti quando hai tempo per davvero, non nelle piccole pause.

Una scrittrice da Grecia Vera

La cosa che ammiro di più della Hislop è proprio il suo livello di indagine nelle vite comuni dei greci che, nel bene o nel male, hanno vissuto in prima persona gli avvenimenti oggetto dei suoi romanzi.

Lei è assolutamente la mia scrittrice preferita a proposito di Grecia perché va sempre a scavare in prima persona per portare l'esperienza autentica, non c'è quasi mai nulla di fittizio nelle sue novelle.

Certo, i personaggi non sono esistiti veramente, ma le loro storie, quelle si.

E soprattutto la stimo perché non va a cercare la storiella facilona a Mykonos dove saprebbe che venderebbe l'impossibile di libri.

No.

La Hislop va sempre a cercare storie nei momenti difficili della storia greca. Momenti che talvolta tutti vorrebbero dimenticare ma che, invece, è molto bene ricordare per far si che non si ripetano.

Il fatto che poi riesca ad andare a trovare le sottigliezze subculturali che distinguono città parte della stessa nazione, la dice lunga sulla sua padronanza delle abitudini locali, usi e costumi.

Di cosa parla Those who are loved

E Those who are loved non devia affatto dalla solita traiettoria di argomenti importanti.

Perché parla della tragedia della guerra civile sin dagli albori durante la dominazione tedesca, parla dei campi di concentramento greci e parla di un'Atene che non esiste più pur avendo le stesse sembianze.

Il libro si muove attraverso una sessantina di anni di storia, forse la più calda del ventesimo secolo per Atene.

E in qualche modo fa da contraltare a La Figlia dei Ricordi, dove invece viene esplorata la storia lunga e travagliata di Salonicco, però nello stesso periodo storico.

Se è vero che tipicamente ci si divide in chi ama Atene e chi ama Salonicco, per me questo romanzo assume un'importanza ancora maggiore perché parla di una delle città che amo di più, con le sue cicatrici e tutti gli anni di storia travagliata.

"Politics have destroyed this country", said Kyría Koralis. She was right. The country had been torn apart by politicians on both sides.

Logicamente non farò alcuno spoiler, ma essenzialmente Those who are loved è la storia di una famiglia ateniese di quattro fratelli che vivono con la loro γιαγιά (la nonna) attraverso le grandi fasi storiche del ventesimo secolo.

Si inizia con l'invasione tedesca, per proseguire con gli anni della lotta partigiana e dunque della guerra civile dopo la seconda guerra mondiale, per arrivare al regime dei colonnelli e la persecuzione dei comunisti, fino alla rivolta del Politecnico di Atene.

Una storia permeata dalla politica e vissuta nella sua interezza in maniera estrema, con un finale particolarmente azzeccato.

In realtà io penso che tutto il romanzo sia una riflessione su quanto la politica permei le nostre vite, ma quanto poco lo debba essere allo stesso momento.

E' un'arma che può lacerare famiglie, questo è il takeaway del libro.

Peraltro di isole come Makronisos, Trikeri, Giaros, Ai Strati si parla raramente al di fuori dei confini greci. Eppure sono state isole dove sono stati commessi crimini atroci verso i comunisti (o presunti tali) perseguiti dalla famosa Junta, ovvero il regime imposto dai colonnelli.

Io personalmente non conoscevo niente a proposito della firma della δήλωση (dìlosi), ovvero quel documento necessario per riacquistare la libertà una volta entrati nei campi delle isole di cui sopra.

Incredibile come la firma di un'attestazione simile potesse portare tanta vergogna alla famiglia del prigioniero politico di turno. E grazie alla Hislop per averlo portato alla mia attenzione, altrimenti non avrei mai potuto capire questo genere di dinamica.

Lo stile del libro

I libri della Hislop sono un po' tutti uguali dal punto di vista della struttura, I'm not gonna lie.

C'è sempre la storia a mo' di flashback dopo un'introduzione iniziale che si ambienta nel presente e un ritorno allo stesso presente quando tutto è finito.

Che sia efficace, bah, forse. Che zia Victoria possa provare a modificare questa struttura, secondo me è fattibile.

La cosa che conta è comunque la parte centrale, se ti perdi qualcosa dell'introduzione o dell'epilogo, non hai comunque perso niente.

Parlando strettamente dello stile, ovviamente io mi riferisco al libro scritto in inglese, il quale, a mio modo di vedere è abbastanza cangiante.

E' uno stile scorrevole se gli dai tempo, mentre lo trovo molto dispendioso altrimenti.

E' un po' quello che già anticipavo prima: come gli altri romanzi, anche Those who are loved ha bisogno di tempo per essere letto, altrimenti si fa proprio fatica a leggerlo. Bisogna dare spazio al romanzo per respirare, pena perdersi il bello del libro.

Una cosa che invece apprezzo molto di tutti i libri della Hislop è di quanto ci sia scarsa lungimiranza dei protagonisti, e lo dico in senso buono.

Tramite i loro occhi e le loro esperienze, capiamo quanto poco conoscano del ritratto storico generale. Ed è proprio questo il bello del leggere questi romanzi: si fa in fretta a giudicare decisioni prese dai singoli sulla base della nostra conoscenza attuale di tutti i dettagli. Cosa diversa deve essere stata prendere decisioni con una quantità di informazioni molto limitata come chi viveva in quell'epoca.

C'è sempre anche un po' di nostalgia in tutti i libri della Hislop, quasi come se il vero periodo d'oro sia stato proprio quello del ventesimo secolo. Il che di per se è quasi un paradosso dato il susseguirsi di tragedie affrontate dalla Grecia. Eppure, la sensazione che ne ho io è che in qualche modo, quelli erano bei tempi. Feel free to disagree, ovviamente.

Infine, durante tutte queste escursioni negli usi e costumi dell'epoca, la Hislop non manca mai di andare a toccare cosa significhi essere greco e mediterraneo.

Lo fa tutte le volte che ci rende partecipi delle decisioni per dare i nomi ai figli, che detti nomi debbano essere di qualche santo, così come tutte le volte che cita le vivande più diffuse nelle case dell'epoca, che ora vengono servite praticamente in tutti i ristoranti tradizionali.

Sempre un ritratto minuzioso di tutta la società greca del tempo. Brava Victoria.

Conclusione

Al di là di come va a finire davvero Those who are loved, la cosa che mi incuriosisce sempre molto è che il vero finale di tutti i libri della Hislop è sempre e solo uno: avere una grande famiglia.

C'è sempre questo binomio "e vissero felici e contenti" in congiunzione con la descrizione di una famiglia con tanti figli e tanti nipoti ai quali le nonne possono raccontare le storie della propria epoca.

Non credo che sia casuale questa cosa ed è molto culturalmente vicino a ciò che ci aspettiamo un po' tutti noi nel bacino mediterraneo.

La cosa più incredibile? A leggerlo, ti pare sempre la cosa più naturale al mondo.

Una cosa in cui si discosta però in qualche modo è sempre l'apertura verso il concetto di famiglia allargata, esattamente come ne La figlia dei ricordi. Da sicuramente una ventata di freschezza e soprattutto sottolinea quanto, in guerra, l'unica cosa che conta è aiutarsi a prescindere dal vincolo familiare.

Io credo che il messaggio del libro sia legato a quel sentimento di palingenesi e rinascita che un po' tutti auspichiamo per il futuro. E' un romanzo che va a scavare nei drammi del passato per ricordare che tutto è possibile, anche risorgere dalle proprie ceneri come la fenice.

Per chiudere, due note di colore.

La prima è che fino all'ultimo ho temuto di non capire il perché del titolo in tutto il libro. Solitamente è una cosa che attorno al 70% del libro al massimo si capisce, qui invece no. Fortuna che arriva proprio al foto finish 😅

Il secondo è che ho odiato profondamente la rilegatura del libro perché era talmente dura che mi faceva venire voglia di chiuderlo invece che tenerlo aperto. E quando un libro mi suggerisce che preferisce restare chiuso che aprirsi a me, non è un buon segno.

Questa volta mi sono sbagliato però 😉

Dettagli del libro:

  • Autore: Victoria Hislop
  • Titolo: Those who are loved (in italiano non esiste ancora)
  • Anno di edizione: 2019
  • Editore: Headline Review
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