L'Isola - Victoria Hislop - Grecia Vera

L'Isola - Victoria Hislop

Roberto Cortese

Il dramma della lebbra

“Per certi versi, non mi sento diversa da come mi sentivo un anno fa. Tuttavia sono diversa, perché sono stata mandata qui,” disse. “E’ un po’ come essere in prigione, per chi come me non è condizionato dalla malattia quotidianamente. L’unica differenza è che non ci sono catenacci alla porta, né sbarre né finestre”

Una tragedia in senso classico contestualizzata nella Grecia moderna.

Così definirei il libro “L’isola”, di Victoria Hislop.

Perché?

Perché, in senso lato, parla delle passioni umane, nel senso più alto del termine. Non è una semplice storiella di una famiglia di Creta, bensì è la messa in scena di alcune delle passioni umane più antiche in assoluto.

E la cosa più bella è che di questa cosa non te ne accorgi se non a poche pagine dalla fine del libro.

Davvero un libro ben strutturato, in my humble opinion.

Non perfetto, perché ho anche qualche appunto per questo libro, però molto ben strutturato.

Cercherò di evitare spoiler perché questo è un libro assolutamente da leggere. Se non ci riesco, ti chiedo perdono in anticipo perché ho davvero apprezzato questo racconto.

Indice

In quanto tempo ho letto L'Isola

Devi sapere che io, complice il fatto che sono nato sotto il segno dell'acquario, amo iniziare a fare cose, tra cui leggere libri. E li finisco pure, con molta calma, però. Ci sono alcuni libri che, invece, mi prendono talmente tanto che mi trovo a leggerli ad ogni singola pausa.

Questo è uno di quelli. E mi sono trovato a leggerlo anche in pausa pranzo, cosa che non faccio mai, specialmente nel periodo storico in cui l'ho letto, ovvero il primo lockdown pandemico del 2020.

Questo libro è stato diverso: oltre a lasciarsi leggere con una facilità incredibile, riesce ad avere uno spessore non da poco.

Chapeaux all’autrice.

Ora veniamo al tema che accompagna un po’ tutto il libro: la lebbra.

Copertina del libro L'Isola

La lebbra

Ho imparato molto dal libro. Leggendo, mi sono accorto di quanto poco ne sapessi di questa malattia, alla quale ormai non siamo più abituati dato che l’abbiamo debellata sostanzialmente.

La cosa che ho apprezzato di più è che l’autrice è riuscita a snocciolare tutti fatti, le credenze popolari, i pregiudizi e i preconcetti di stampo religioso senza mai dover fare una pausa per raccontarli esplicitamente.

Tutte le informazioni di stampo culturale, medico e igienico riguardo alla malattia sono sempre veicolate dalle parole dei protagonisti.

La malattia, poi, pur essendo il fil rouge dell’intero libro, non prende mai il ruolo preponderante nella narrazione. È sempre e solo un elemento che la accompagna.

Quindi non c'è questa cosa pruriginosa dell'averci sempre e per forza il male al centro di tutto. Anche se aleggia sempre nella narrazione.

Sarebbe stato molto semplice scadere nel morboso e raccontare i dettagli più scabrosi legati all’evoluzione della lebbra, e invece no. L’autrice è sempre riuscita a descrivere la malattia in maniera delicata e senza urtare l’immaginazione di chi legge.

Come anticipavo, la malattia non è mai al centro dell’attenzione. La vita lo è.

Simple as that.

Una tragedia classica in chiave moderna

E qui infatti mi ricollego all’inizio di questo post, quando ti dicevo che questo libro è la trasposizione in senso moderno di una tragedia classica. L’operazione che fanno le tragedie (ma anche le commedie) classiche è quella di mettere in scena il dramma della vita umana.

Nulla di più e nulla di meno.

E proprio per questo riescono ad essere così potenti nella loro espressività.

Io che sono un romantico, poi, ci ho letto una nota positiva nel fatto che il racconto porta in scena la vita che vince contro la morte. E non solamente nel contesto più prevedibile di un racconto che parla di lebbra.

Questo messaggio lieve e appena accennato l’ho apprezzato molto. Sicuramente perché risuona con la positività che ritrovo personalmente nella vita, ma questo è un altro discorso.

Spinalonga oggi

Koufonissi?

“Perché hai letto questo libro?”, ti starai forse chiedendo.

Domanda ragionevole dato che l'ho letto in tempi non troppo sospetti. Credo che il successo internazionale del libro sia proprio arrivato attorno al 2020 anche se è stato pubblicato per la prima volta diversi anni prima.

Risposta.

Perché quando ne ho letto la sinossi, ho scoperto che parlava di Koufonissi. Ma non quella Koufonissi dalle spiagge dorate che tutti conosciamo (nelle piccole Cicladi).

Parla di un’altra Koufonissi, all’epoca chiamata Spinalonga, ovvero l’isolotto subito di fronte a Plaka, il paese di Creta baricentro geografico di tutta la storia.

E qui viene il bello.

Io a Creta manco ci sono stato ancora.

Quindi ho letto un libro riguardo a un luogo di cui non ho né memoria né esperienza.

Ovvero ho dovuto immaginare tutti i dettagli del contesto geografico e sociale in cui è immersa la storia.

Quindi in qualche modo è come se fossi andato in vacanza in quel luogo.

Perché, in fondo, andare in vacanza non significa forse immaginarsi come sarebbe se vivessi lì tutto l’anno?

Forse la sto spingendo un po’ dal punto di vista filosofico, ma forse neanche troppo.

Qui sta il nocciolo della questione (non banale) del perché io e te continuiamo a tornare in vacanza in Grecia ogni anno. E c’è sicuramente un lato immanente legato alle nostre scelte (spiagge cristalline, filoxenia dei greci, e tutto il resto), ma c’è anche un lato fortemente trascendente nel viaggio che facciamo ogni volta. E quest’ultimo è legato intimamente a cosa significa per noi viaggiare verso l’Ellade.

Ma sto andando fuori dal seminato.

L’isola, dicevamo.

Chiudo la parentesi dicendo che conoscere un’isola prima ancora di averla vista, mi rende ancora più interessato a scoprirla. Perché non è un mero “ah si, in effetti quella cosa è lì” perché l’ho visto prima e poi l’ho letto; diventa un ”se vado lì, scoprirò un pezzo di storia locale”, il che mi arricchirà come turista.

Quindi probabilmente diventerà la priorità quando mi deciderò di andare a Creta: non andrò a vedere le cose grosse (a parte il palazzo di Cnosso, quello cascasse il mondo lo andrò a vedere), bensì partirò proprio da quell’isoletta sperduta che nessuno va a vedere.

Proprio per questo, leggere libri è uno dei consigli della guida su come vivere la Grecia da locale.

L'isola: perché si, perché no

Tra le altre cose che ho amato del libro c’è, in primo luogo la totale fluidità dell’io narrante, che si sposta di personaggio in personaggio in maniera molto versatile. Certo, se lo può permettere dato che la storia è narrata sempre in terza persona.

Però questo espediente la rende davvero molto agile e non la incatena al dover chiudere un episodio di un personaggio prima di muoversi al prossimo. Si sposta e basta. Lascia porte aperte per poi chiuderle dopo, un po’ come la lebbra. Insomma funziona davvero bene.

Ulteriore tratto apprezzato è stato lo stato d’ansia che quella paginetta iniziale di preambolo è riuscita a suscitarmi per almeno metà libro.

Sapere che sta per arrivare ma non sapere dove, perché in fondo tutte le donne protagoniste di questo libro sono sempre descritte come figlie di qualcuno, ha aiutato ad accrescere questa tensione interiore che poi viene rilasciata al momento in cui rileggi sostanzialmente le stesse parole.

Espediente molto toccante.

Ora veniamo alle cose che non mi sono piaciute, che in realtà si possono racchiudere tutte nella storia di Alexis.

Superflua semplicemente.

Non aggiunge nulla alla storia portante, è di una prevedibilità incredibile e serve solo come espediente per narrare tutto il flashback che compone il 95% del libro.

Non lo so, forse si sarebbe potuto trovare un espediente migliore, non mi ha del tutto convinto.

Un frame tratto dalla serie dedicata all'Isola

Conclusioni

Ciò detto, ti consiglio davvero la lettura di questo libro perché, oltre ad essere propedeutico alla conoscenza di un luogo, è anche molto leggera e sono certo che si adatta bene sotto un ombrellone.

UPDATE DI FINE DICEMBRE 2021: Sapevo che circa un anno dopo l’uscita del libro è stata pubblicata anche una serie televisiva chiamata Το Νησί (L’isola, appunto) che racconta sostanzialmente lo stesso dramma del libro. Ovviamente la serie è in greco e peraltro greco di Creta, quindi non proprio il classico demotikì, però se mastichi un pochino e hai letto il libro te la caverai. Se ti interessa la puoi trovare qui, basta cercare titolo ed episodio 😉

UPDATE DI SETTEMBRE 2022: Sui canali televisivi greci sta già per debuttare la serie televisiva del sequel de L’Isola, ovvero Those who are loved. Spero di gran lunga che sia un po’ meglio fatta della prima 😄 E soprattutto che sia meglio del libro.

Dettagli del libro:

  • Autore: Victoria Hislop
  • Titolo: L’isola
  • Editore: Bompiani
  • Anno di edizione: 2009

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