Dekemvrianà 1944: La Battaglia di Atene che ha cambiato la Grecia
I Dekemvrianà (Δεκεμβριανά), ovvero i fatti del dicembre 1944, rappresentano uno dei capitoli più drammatici della storia moderna greca.
Siamo ad Atene, nel cuore di una nazione appena uscita dall'occupazione nazifascista, devastata dalla guerra e pronta a esplodere in un conflitto interno.
Quale conflitto, ti stai chiedendo? Ne parliamo oggi.
Questo mese cruciale non fu soltanto uno scontro armato, ma il simbolo delle tensioni ideologiche e politiche che avrebbero plasmato il futuro della Grecia e della sua ulteriore faglia interna.
Indice
Il contesto storico: dalla liberazione al caos
La Grecia era stata liberata dall'occupazione italo-tedesca nell'ottobre del 1944.
Tuttavia, la gioia della fine della guerra non durò a lungo.
Si perché, come sempre, quando ci sono dei vuoti di potere, ci sono degli scontri.
Il paese era dilaniato da divisioni politiche: da un lato, il governo monarchico sostenuto dagli Alleati, principalmente dal Regno Unito, e dall'altro l’EAM-ELAS, il movimento di resistenza guidato dai comunisti (anche se ufficialmente separato dal partito, il KKE), che godeva di un discreto consenso popolare.
La questione cruciale era chi avrebbe guidato il paese verso il futuro.
Cosa fondamentale perché subito prima della ascesa al potere di Metaxas, il KKE era stato bandito dalla politica greca.
La conferenza di Caserta, tenutasi nel settembre del 1944, aveva stabilito un fragile equilibrio: tutte le forze armate greche, compreso l'ELAS, avrebbero dovuto essere sotto il comando britannico.
Ma non sarebbe andata così ovviamente.
Il 3 dicembre 1944, ad Atene, una manifestazione organizzata dall’EAM si trasformò in tragedia quando la polizia, sotto il controllo del governo, aprì il fuoco sui manifestanti, causando decine di morti.
Da qui il nome dei fatti di Dicembre, Δεκεμβριανά.
Questo evento scatenò una vera e propria guerra civile urbana che sarebbe durata fino al gennaio 1945.
La battaglia di Atene: strade insanguinate e diplomazia fallita
Atene divenne un campo di battaglia.
Da una parte l'ELAS, che controllava gran parte della città, inclusi i quartieri popolari.
Dall'altra, le forze britanniche e governative, concentrate nelle zone centrali e nei quartieri più ricchi.
La città, simbolo della cultura classica, si trasformò in un teatro di guerra moderna: barricate nelle strade, cecchini sui tetti e scontri casa per casa.
Gli attori internazionali: il ruolo del Regno Unito
L'intervento britannico fu cruciale.
Da sempre il Regno Unito è stato in favore delle istituzioni greche, ab urbe condita mi verrebbe da dire, nel senso che da che la Grecia attraversa il suo periodo di rivoluzione per staccarsi dagli ottomani, l’Inghilterra l’ha sempre supportata.
E anche questa volta in un certo senso.
Winston Churchill considerava la Grecia una pedina strategica nella Guerra Fredda, nonostante questa fosse ancora agli albori.
Lo capisci ancora meglio ricordando che tutti i Balcani fatta eccezione per la Grecia sarebbero stati sotto la sfera di influenza sovietica.
Per Londra, impedire che i comunisti prendessero il potere in Grecia significava mantenere il controllo su una regione geopoliticamente vitale (il mediterraneo dell’est).
La repressione fu brutale, con bombardamenti aerei e arresti di massa. Questo approccio alimentò ulteriormente l'odio e la radicalizzazione tra le fazioni.
Le conseguenze: un paese diviso, un futuro incerto
Il 12 febbraio 1945 venne firmato l'accordo di Varkiza, che pose ufficialmente fine ai combattimenti, ma non al conflitto.
L’accordo prevedeva il disarmo dell’ELAS e l’amnistia per i combattenti, ma fu applicato in modo selettivo e punitivo.
Tutte le frange combattenti avrebbero lasciato le proprie armi (fisicamente) e si sarebbero rimesse all’esercito nazionale per essere inserite nei ranghi senza ulteriori strascichi.
Nuovamente purtroppo, non andò così.
La guerra civile scoppiò nuovamente nel 1946, lasciando la Grecia intrappolata in un decennio di devastazione e instabilità politica.
Questi eventi non furono solo un preludio alla Guerra Civile Greca, ma un capitolo emblematico della lotta tra ideologie che segnarono il Novecento. Atene, cuore e simbolo del paese, portava le cicatrici di un conflitto che era più grande di lei, ma che la rappresentava appieno.
Dekemvrianà oggi: memoria o ferita aperta?
Parlare oggi dei Dekemvrianà significa confrontarsi con una ferita ancora aperta nella memoria collettiva greca.
Le fazioni ideologiche che divisero il paese in quel dicembre del 1944 non sono mai scomparse del tutto.
Quella faglia di cui ti dicevo è in qualche modo ancora viva e vegeta.