I kallikantzaroi - Grecia Vera

I kallikantzaroi

Roberto Cortese

I kallikantzaroi (καλλικάλντζαροι in greco) fanno parte di una credenza che è strettamente legata col Natale in Grecia.

Un po’ come per i gouria, Agios Vasilis, le kalanta, il podarikò e tutti i dolci tipici di Natale.

Un tratto distintivo dei Kallikantzaroi è la loro sgradevole apparenza.

In molte rappresentazioni, gli si attribuiscono occhi rossi, gambe coperte di peli simili a quelli di una scimmia e sono noti per il loro appetito insaziabile.

Mostrano una particolare predilezione per le frittelle e i dolci.

Inoltre, vengono spesso descritti come ladri astuti; in passato, quando qualcosa spariva da casa, era comune attribuire la perdita a un "furto" perpetrato dai Kallikantzaroi.

Ma questo è solo l’inizio del tunnel del bianconiglio di questi spiritelli 😉

Oggi parliamo di questa credenza antica con radici greche e balcaniche.

Indice

Chi sono i Kallikantzaroi?

I Kallikantzaroi sono creature mitologiche del folklore greco, particolarmente associate al periodo natalizio.

Illustrazione di un kallikantzaros

Secondo la tradizione, emergono dal centro della Terra durante i dodici giorni di Natale, dal 25 dicembre al 6 gennaio (ovvero sia i giorni “sconsacrati”), causando disordine e caos.

Sono spesso descritti come esseri piccoli e pelosi con caratteristiche diaboliche, che nonostante la loro natura malevola, sono più dispettosi che malvagi.

La rappresentazione dei Kallikantzaroi varia nelle diverse regioni della Grecia, ma una caratteristica comune è la loro tendenza a causare dispetti e problemi.

Invadono le case, spengono i fuochi, rovesciano gli oggetti e spaventano gli abitanti.

Tuttavia, non sono visti come minacce veramente malvagie, ma piuttosto come spiriti dispettosi che ricordano agli umani la dualità della vita.

Le leggende sui Kallikantzaroi sono un vivido esempio di come il folklore greco catturi l'immaginazione popolare, riflettendo le paure, le speranze e le tensioni culturali della società. Con il passare del tempo, queste creature mitologiche continuano a evocare immagini affascinanti e spaventose, mantenendo viva una tradizione che esplora i confini tra il mondo reale e quello soprannaturale, sebbene al giorno d’oggi siano quasi solo più un ricordo opaco del tempo che fu.

Come vedi dal video qua sopra, quando i Kallikantzaroi non si aggirano nelle case seminando disordine, si dedicano a un compito ancor più nefasto nel sottosuolo. Con tenacia oscura, segano l'albero del mondo, ambendo a farlo crollare insieme alla Terra.

Questa narrazione simbolica svela un'impresa tesa a disarticolare l'ordine cosmico, manifestando l'inquietudine umana di fronte alle forze caotiche.

Nelle profondità del folklore dell'Europa orientale, i dodici giorni di Natale sono etichettati come "giorni non battezzati" (perché è durante l’Epifania che avviene il battesimo dell’anno in senso metaforico), un intervallo temporale in cui si crede che le forze demoniache, quali i Kallikantzaroi, raggiungano l'apice della loro potenza.

Che aspetto hanno i kallikantzaroi?

I Kallikantzaroi sono spesso descritti come creature piccole, pelose e con tratti grotteschi.

Le rappresentazioni variano a seconda della zona della Grecia, ma spesso hanno occhi grandi e luminosi, denti aguzzi, e una corporatura scarna. In alcune regioni, queste creature sono descritte come gigantesche, mentre altrove appaiono di dimensioni minime.

Nonostante l'aspetto temibile, possono avere anche un'aria comica.

Queste descrizioni visive evocano immagini di creature dall'aspetto folle e selvaggio, riflettendo la dualità della loro natura tra il terribile e il burlesco.

A volte, sono dipinti con capelli lunghi e scarmigliati, e indossano abiti stracciati. In alcune storie, sono raffigurati con cappelli punti, simili a quelli degli elfi.

La loro fisionomia, talvolta umana, talvolta animalesca, racchiude una miscela di tratti umani e caratteristiche bestiali quali pelliccia, orecchie caprine o asinine e braccia simili a quelle di una scimmia. Predominantemente maschili, i Kallikantzaroi sono spesso raffigurati con organi sessuali pronunciati, emettendo un odore meno che gradevole che si diffonde nell'aria.

La loro avversione per il sole, il fuoco e l'acqua santa rivela una natura tenebrosa, che trova espressione nelle loro malefatte notturne.

La loro comunicazione, caratterizzata da sbiascicamenti e balbettii, riflette una sorta di caos intrinseco che si manifesta anche nella loro dieta, prediligendo creature viscide come vermi, lumache e rane.

La varietà delle descrizioni visive contribuisce all'immagine complessa dei Kallikantzaroi, rappresentando un amalgama di elementi folcloristici e culturali, che rispecchiano le paure e le superstizioni comuni nelle comunità greche.

Come si scacciano i Kallikantzaroi?

Fortunatamente, le tradizioni popolari offrono una serie di metodi ingegnosi per proteggersi dall'irruzione dei Kallikantzaroi.

Per tenere lontani i Kallikantzaroi, oltre a mantenere un fuoco acceso, si utilizzano talismani sacri come l'aglio, e formule magiche pronunciate da figure religiose o anziani del villaggio.

Un esempio pittoresco è invece quello di posizionare uno scolapasta sulla soglia di casa.

La credenza vuole che, attirato dalla curiosità, un Kallikantzaros si soffermi a contare i buchi dello scolapasta fino all'alba, momento in cui sarebbe costretto a ritirarsi per evitare la luce del sole.

La narrazione si fa ancora più interessante considerando che, secondo la tradizione, i Kallikantzaroi non possono contare oltre il numero due, in quanto il tre è un numero sacro che, se pronunciato, causerebbe loro la morte.

Un ulteriore metodo “fai da te” di protezione si manifesta nel segnare la porta di casa con una croce nera alla vigilia di Natale, un simbolo potente che serve da barriera contro queste creature malevole.

Per prevenire invece la discesa dei Kallikantzaroi dal camino, si pratica l'antica usanza di bruciare un ceppo robusto, il cui fuoco debba ardere ininterrottamente per dodici notti, fino all'Epifania, marcando così il loro ritorno obbligato nel sottosuolo.

L'atmosfera carica di superstizioni porta a rituali di purificazione e protezione.

In passato, per assicurarsi che i neonati nati in questo periodo non fossero demoni, si praticavano riti di prova tanto inquietanti quanto evocativi.

Per esempio, si avvicinavano i piedini dei bebè a una fiamma ardente, nella speranza di rivelare eventuali artigli demoniaci, o si collocavano i piccoli in un forno spento, di fronte al quale si accendeva una fiamma.

Queste pratiche, sebbene crude, riflettono la profondità della paura e la necessità di ritrovare un senso di sicurezza in un mondo popolato da entità misteriose e temibili. Attraverso questi riti, le comunità cercavano di ristabilire un senso di ordine e protezione, navigando il tenebroso mare delle incertezze esistenziali che le leggende dei Kallikantzaroi portano con sé.

Oggigiorno invece, è più probabile trovare un gouri appeso per scacciare demonetti e augurare il meglio in tutta la casa 😉

Kallikantzaros

Origini balcaniche

Le origini della leggenda dei Kallikantzaroi sono profondamente radicate nelle antiche tradizioni e credenze che permeano la cultura della Grecia e di altre nazioni balcaniche.

La nascita di questa leggenda può essere rintracciata in diverse teorie etimologiche. Una teoria suggerisce che il termine "kallikantzaros" derivi dal greco "kalos-kentauros", che significa "bello/buon centauro", mentre un'altra teoria propone che la parola provenga dal turco "kara-kondjolos", che si traduce in "lupo mannaro, vampiro", combinando "kara" che significa "nero" e "koncolos" che significa "succhiasangue, lupo mannaro".

Chi ha ragione? Credo che non lo sapremo mai 🤷‍♂️

Le radici della leggenda dei Kallikantzaroi possono essere ulteriormente esplorate attraverso il contesto storico e culturale.

Si ritiene che siano stati ispirati da festival annuali sia nella cultura greca che romana.

Ad esempio, nell'antica Roma, il festival invernale di Baccanalia (parente stretto del nostro Carnevale) vedeva le persone indossare costumi e maschere simili a bestie, che potrebbero aver ispirato le rappresentazioni dei Kallikantzaroi.

La presenza di queste creature mitiche non è confinata solo alla Grecia, ma si estende attraverso diverse nazioni balcaniche, come Bulgaria, Serbia, Turchia, e Bosnia. L'idea di creature che emergono dal sottosuolo per causare disordini durante il periodo natalizio è un tema comune che pervade il folklore di queste aree geografiche.

Curiosità “locali” sui Kallikantzaroi

  • I Kallikantzaroi, nonostante siano creature del folklore, sono spesso descritti con tratti umani, come la capacità di avere relazioni, generare prole e formare famiglie. La loro rappresentazione come esseri che possono accoppiarsi e avere figli potrebbe servire a umanizzarli o a riflettere l'ambivalenza umana nei confronti del misterioso e dell'ignoto. Sono descritti come esseri deformi, ma con la capacità di cambiare forma o metamorfizzarsi, un tratto che aggiunge ulteriore mistero e fascino alla loro leggenda.
  • Nel folklore greco, si sostiene che chi nasce durante la "stagione dei Kallikantzaroi" sia destinato a essere timido o pauroso.
  • In Tracia, la leggenda dei Kallikantzaroi è avvolta in racconti di notti oscure e misteriose. Si narra che questi esseri abbiano l'abitudine di scendere dai camini durante la notte per rubare salsicce, danzando poi intorno ai pozzi. Chiunque si avventuri nei loro domini notturni potrebbe essere trascinato in una danza vorticoso; con un fazzoletto, i Kallikantzaroi invitano l'incauto visitatore a unirsi al loro ballo. Un'altra parte della narrazione racconta di come i Kallikantzaroi si arrampichino sulle spalle dei passanti notturni, cercando di soffocarli se non rispondono correttamente alle loro domande. Alternativamente, potrebbero trascinare le persone in una danza frenetica, durante la quale i buoni danzatori sono ricompensati, mentre chi osa parlare durante l'incontro con loro viene punito con una maledizione.
  • Nelle isole Ionie, si crede in esistenze chiamate "Lykotsardá" o "Paganá", considerate forze invisibili capaci di perpetrare mille malefatte. Queste entità sono viste come agenti malevoli del buio e delle acque fluviali, che fanno la loro comparsa con la prima stella di Natale e svaniscono con la benedizione delle acque durante l'Epifania. L'arrivo di Lykotsardá o Paganá simbolizza l'invasione temporanea del male, mentre la loro dipartita con l'acqua benedetta durante l'Epifania rappresenta il ritorno dell'ordine sacro e la purificazione dall'oscurità che aveva temporaneamente invaso il mondo.
  • A Komotinì (capitale della Tracia), la paura dei "Karkatzél", come sono conosciuti localmente i Kallikantzaroi, è talmente radicata che durante la notte si evita di fischiettare, per timore di attirare queste creature e incorrere nella loro malevolenza.
  • A Cipro, esiste la credenza che un Kallikantzaros possa essere "catturato" se un individuo riesce a legarlo al piede con un "molino" (un filo di lino). La vigilia dell'Epifania segna la fine della permanenza dei Kallikantzaroi sulla Terra. In quella giornata, si affrettano a ritirarsi nei recessi del sottosuolo, prima che il prete inizi a benedire le acque, un rito che li spaventa e li incita a fuggire. Per assicurarsi che nessuno rimanga indietro sulla superficie terrestre, si spronano l'un l'altro a precipitarsi nel profondo. Il detto popolare che accompagna questa fuga è: "Caricatevi e fuggite, il prete si sta avvicinando con la sua acqua santa".
  • A Karpathos (nel Dodecaneso), durante il periodo natalizio, le madri adottano un rito particolare per proteggere i loro bambini ancora nelle culla dai "Kágoi", come vengono chiamati i Kallikantzaroi in questa regione. Legano la vita dei piccoli con fasce, un gesto simbolico volto a formare una barriera protettiva contro queste creature malevole. La credenza vuole che i Kágoi si allontanino dalle abitazioni con l'arrivo della festa di San Giovanni.
  • Nell'isola di Rodi, esiste una particolare tradizione legata ai nascituri durante il giorno di Natale. Questi bambini vengono chiamati "Káos", che si riferisce ai Kallikantzaroi. Si narra che durante le prime dieci notti, i "Káedes" (come vengono chiamati al plurale) si alzino dai loro lettini e vaghino inconsciamente all'aperto. Per proteggere il bambino da eventuali pericoli, la famiglia organizza la creazione di un "monomeritiko" (abito di un giorno) per il piccolo. Invitano donne di nome Maria nella loro abitazione, fornendo loro una balla di cotone. Queste donne, in una dimostrazione di comunità e solidarietà, filano il cotone, lo tessono e confezionano un abito, tutto in un solo giorno, da cui deriva il termine "monomeritiko". Questo abito sarà indossato dal Káos, in una tradizione che simbolizza protezione e affetto comunitario, amalgamando credenze antiche con gesti di cura e salvaguardia.
  • Ad Antissa (Lesbos, isole dell'Egeo Nord Orientale), si racconta che i Kallikantzaroi facciano la loro apparizione nella prima giornata del periodo dei Dodici Giorni, che coincide con il Natale. Secondo la tradizione locale, coloro che passano nell'aldilà in uno stato di peccato e senza redenzione, rischiano di trasformarsi in Kallikantzaroi, animando così la mitologia di queste creature con una dimensione di castigo e redenzione oltremondana.
Un'orda di kallikantzaroi
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