Turms, l'Etrusco - Grecia Vera

Turms, l'Etrusco

Roberto Cortese

Lo so cosa ti stai chiedendo in questo preciso istante.

"Ma perché mi stai suggerendo di leggere un libro sugli Etruschi quando invece tutti i post del blog parlano di Grecia?"

E non avresti torto a chiedertelo, se non fosse che questo libro, in realtà parla più del mondo ellenistico che di altro. Ma anche questa cosa è vera solo in parte. Let me explain.

Cominciamo con una nota a margine: come vedi dall'immagine di copertina, il design del libro che ho letto io non è propriamente contemporaneo.

La ragione è che, come forse non sai, io vivevo a Berlino qualche anno fa (anche durante la pandemia), quindi trovare libri di nicchia in italiano non è proprio facilissimo. Se a questo ci aggiungi il fatto che Amazon durante il lockdown praticamente non consegnava più libri, capisci perché ora mi ritrovo questa copertina molto old fashion. Certo, non è stato difficile trovare la versione italiana come lo è stato per Il Re Deve Morire (dove peraltro ho fallito), però mi becco l'edizione di trent'anni fa.

copertina della vecchia edizione di Turms l'Etrusco

L'edizione attuale però ha una copertina davvero ben fatta con un elmo e anche la scelta del colore è più contemporanea.

Turms, L'etrusco è uno splendido spaccato del Mediterraneo all'inizio del IV secolo AC.

Se cerchi dell'avventura e dell'azione, probabilmente questo è il libro sbagliato, pur tuttavia contenendo moltissima azione. Il fatto è che il libro è raccontato con un ritmo che non si addice a una lettura da ombrellone che ti tiene incollata per sapere cosa succede dopo.

No.

Turms, L'Etrusco opera un altro genere di artificio letterario. L'autore (Mika Waltari) immerge il suo protagonista in questo spaccato di realtà più per descrivere cosa fosse la società dell'epoca che per descrivere una storiella inventata.

Anche lui, come (Zia) Mary Renault in Il Re Deve Morire, ha fatto i compiti a casa e si è fatto un mazzo almeno cinque volte tanto perché nel libro inserisce dettagli di sei civiltà (mal contate).

Questo è il motivo per cui ho amato questo libro.

Inizialmente, a dirla tutta, non avevo apprezzato la lettura perché sembrava non decollare mai. Continuavo a leggere eventi che procedevano abbastanza lenti mentre mi aspettavo che prima o poi qualche evento di grossa portata avrebbe dato una svolta al racconto.

E mi sbagliavo in pieno perché non sarebbe mai arrivato. Ma quando mi sono reso conto che, in realtà, la bellezza di ciò che stavo leggendo stava nel fatto che c'erano così tanti dettagli della vita quotidiana di chi viveva quegli anni di transizione, allora ho iniziato ad assaporare davvero questo romanzo storico.

Ma andiamo con ordine.

L'autore inizia il libro con un esperimento tanto curioso, quanto efficace, sebbene l'efficacia, appunto, la si comprenda appieno solo alla fine del libro.

Mika Waltari infatti, inizia la narrazione come se iniziasse un sogno.

Turms, infatti, racconta in prima persona tutto il libro come se fosse una sorta di autobiografia e inizia dal momento in cui si è risvegliato.

Io, Lars Turms, l'immortale, mi svegliai alla primavera e vidi che la terra era nuovamente fiorita. Mi guardai intorno, contemplai la mia splendida dimora, vidi l'oro e l'argento, le statue di bronzo, i rossi vasi figurati, le pareti dipinte, ma non provai orgoglio; come può infatti un immortale possedere alcunché?

Turms l'Etrusco

Il racconto della sua vita inizia a Delfi e non ci è dato di sapere chi lui fosse prima di quegli eventi. Se ci pensi, questo espediente è diametralmente opposto a quello che leggiamo in Olympia, dove invece l'autrice ci da tutti i dettagli storici prima ancora di cominciare con la narrazione degli eventi.

Perché dico che questo stratagemma funziona alla grande?

Perché ciò implica che Turms (e noi lettori con lui) scopriamo lentamente chi lui sia in prima persona. Riusciamo a immedesimarci nella sua parabola di apprendimento di se stesso.

Ma non solo.

Forse la cosa migliore è che l'ignoranza sul mondo che lo circonda ti fa davvero capire cosa significasse vivere all'epoca.

Turms vive "alla giornata", ovvero giudicando il presente e gli avvenimenti solamente sulla base delle sue conoscenze. Il che pare abbastanza ovvio, ma lo scarto che l'autore è riuscito a creare è di farci capire che all'epoca non si avevano tutte le informazioni di cui disponiamo oggi.

Mi spiego meglio: se tu vivevi in Sicilia, presso una colonia Cartaginese, probabilmente nemmeno eri a conoscenza del fatto che una delle più grandi battaglie dell'antichità si stava svolgendo tra l'impero Persiano e la coalizione delle città stato greche. Così come è possibile che non avessi un'idea di chi fossero gli Etruschi del Nord Italia.

O forse conoscevi queste notizie ma giusto per sentito dire e a distanza di mesi.

Questa dimensione lillipuziana della vita di un comune mortale nel IV secolo AC è la cosa che ho apprezzato di più.

Perché in fondo, Turms è un comune mortale e niente di più, quasi per tutto il libro.

E' baciato dalla fortuna ma anche perseguitato da vicende sfavorevoli, proprio come tutti noi.

E nel suo peregrinare da Delfi, alla Ionia, poi in Sicilia, a Roma fino alla sua vera patria, l'Etruria, vive da comune mortale e ci racconta di come si è adattato a vivere coi locali.

Ovvero, ci racconta la socialità di questi popoli, qualcosa di inestimabile.

Ancora più inestimabile, se ci pensi, perché a scuola siamo sempre stati educati a pensare che le varie popolazioni che hanno abitato il mediterraneo si sono succedute in un continuum di individualità.

E non c'è nulla di più errato per concepire veramente cosa sia la storia.

Molto banalmente, leggendo Turms, L'Etrusco, capisci che c'è stato un periodo in cui Greci, Persiani, Fenici, Cartaginesi, Siculi, Sicani, Romani ed Etruschi facevano tutti parte dello stesso sistema sociale.

Certo, a velocità diverse, perché Roma era nata da poco, mentre invece in Grecia, così come in Asia Minore, la civiltà era già fiorita più di mille anni prima (durante l'Età del Bronzo). Ciò non toglie, però, che tutte si siano intersecate e influenzate a vicenda.

Turms, L'etrusco è una lezione di storia che andrebbe conosciuta.

Altra cosa che ho trovato affascinante è il dettaglio in cui le tradizioni locali, religiose e non, sono descritte e inserite nel contesto storico.

Per questo dico che Mika Waltari ha fatto un lavoro eccezionale. Queste tradizioni di popoli così diversi richiedono una expertise trasversale assolutamente non banale.

Thumbs up a Mika.

E nonostante questa dovizia di particolari per quanto riguarda la religiosità che permeava la società, Turms a sorpresa è un personaggio che definirei molto ateo o quantomeno agnostico.

Cosa che rende il libro interessante, in quanto mediamente i romanzi storici prevedono una forte spiritualità dei personaggi che fanno parte della vita dell'epoca. Questo espediente, ancora una volta, consente quello stesso "risveglio" di cui parlavo prima anche se in un contesto diverso: Turms si avvicina di volta in volta al credo locale e ne impara le tradizioni. Di riflesso, noi le impariamo con lui.

E' sicuramente un cittadino modello Turms. Arriva in un luogo, impara la lingua, le tradizioni e si integra in modelli sociali totalmente diversi. Forse poco credibile, ma ancora una volta reitera il suo "vivere alla giornata": lui non sa dove la vita lo porterà nel prossimo stadio, cionondimeno si adatta umilmente alla vita della società che lo accoglie, seppure temporaneamente.

Ok, ora alle cose che non mi sono piaciute, davvero poche in realtà.

Un po' come il romanzo di Mary Renault, si percepisce bene che è scritto parecchi anni or sono. Nonostante la traduzione sia del 1976, il libro è stato scritto a metà anni 50 e la differenza linguistica si sente tutta.

Credo che averlo letto in inglese sarebbe stato quantomeno ostico e probabilmente l'avrei abbandonato data la difficoltà sintattica. Anche dal punto di vista del vocabolario, pensare solo che avrei capito la metà dei termini che descrivono gli oggetti e i monili dell'epoca, mi fa pensare che leggerlo in italiano sia stato la scelta migliore.

Nonostante ciò, la storia poteva essere snellita un po' a mio modo di vedere. Ci sono alcuni passaggi che non sono né utili all'avanzamento della storia e né tantomeno forniscono dettagli ulteriori sulle società in cui Turms si trova a vivere. Alcuni capitoli sanno più di filler che di altro.

Queste parti sono comunque minime e non vanno assolutamente a cambiare il mio giudizio del libro, che è assolutamente positivo e totalmente consigliato a chi vuole capire di più il contesto in cui ci si muoveva negli anni attorno alla battaglia di Salamina.

Dettagli del libro:

  • Autore: Mika Waltari
  • Titolo: Turms, L'Etrusco
  • Anno di edizione: 1976
  • Editore: BUR
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