Il Re deve Morire - Grecia Vera

Il Re deve Morire

Roberto Cortese

Ha fatto i compiti a casa zia Mary.

Poco ma sicuro.

Sono contento di aver ripreso in mano questo libro dopo averlo mollato tipo a pagina 80 o poco più.

Ho faticato, ho lottato per finirlo, però per un motivo ben preciso: ho deciso di leggere questo libro in inglese. Cosa che, peraltro, faccio molto spesso perché più della metà di quello che leggo è in inglese.

Se posso leggo sempre in lingua originale perché, per quanto buona una traduzione, qualcosa si perde sempre, inevitabilmente.

Piccolo retroscena però. 

Si perché Il Re Deve Morire in italiano non si trova nemmeno in Italia 😒

Vero, è un libro del 1958, però che ha fatto un successo strepitoso. Mary Renault è conosciuta soprattutto per questo libro (oltre che per essere stata tra le prime ad avere avuto il coraggio di fare outing sulla sua omosessualità, cosa che stimo tantissimo per il periodo che ha vissuto).

Dunque non ho avuto scelte: o così o pomì.

Quindi mi sono buttato nel libro in inglese senza sapere cosa mi avrebbe aspettato.

Ultimo preambolo e poi giuro che vengo al libro, però credo che ti aiuterà a capire meglio la difficoltà che ho esperito.

Casualmente, assieme a Il Re Deve Morire, ho ordinato Turms, L'etrusco (in italiano). Mi interessa sempre dare un contesto a ciò che è stato intorno alla Grecia e a Roma in tutto il periodo dall'Età del Bronzo fino ai primi secoli dopo Cristo, quindi perché no.

Ecco, mentre lo leggevo, avevo temporaneamente abbandonato il libro di Zia Mary. La cosa che più spesso mi veniva in mente è "porca miseria quanta fatica farei se l'avessi comprato in inglese pure questo". Perché si, è leggibile, però mi sono accorto di quanto la lingua fosse un po' retrò, per usare un eufemismo. E guarda un po', ti vai a guardare la data di edizione e trovi una sorpresa: 1955.

In quel momento ho messo tutti questi pezzi a posto e ho deciso di dare una seconda possibilità a Il Re Deve Morire.

E stavolta ho vinto.

Indice

Quando l'autore ne sa

Zia Mary (non so perché ho cominciato a chiamarla così ma mi piace) ha davvero fatto i compiti a casa. Ha scritto un mezzo capolavoro per quel che mi riguarda.

Non solo perché ha riscritto un mito trito e ritrito, quello di Teseo e del Minotauro, in chiave moderna e plausibile, ma anche e soprattutto perché conosceva perfettamente gli avanzamenti dell'epoca circa la civiltà minoica.

Il re deve morire, copertina

Poco più di cinquant'anni prima, attorno alla fine del 1800, ci furono una serie di scoperte sensazionali per la civiltà minoica e micenea: gli scavi di Troia, di Micene, Tirinto, ma soprattutto Knossos a Creta. Negli anni a seguire, Arthur Evans cominciò anche a decifrare il lineare B, ovvero la lingua usata dai micenei che non è altro che il nonno del greco antico.

Quindi anche le interpretazioni del labirinto, dei rituali in onore dei tori e lo status privilegiato delle donne nella civiltà minoica non devono trarre in inganno chi si avvicina sapendone poco.

Quelli sono fatti, non finzione.

Mary Renault conosceva tutti questi recenti sviluppi da esperta ed è riuscita a inserire parecchie delle ultime scoperte in un romanzo che da un contesto storico al mito di Teseo.

E' riuscita a dargli una dimensione immanente e assolutamente plausibile.

Questa è forse la forza più grossa di questo libro.

Ma non è l'unica, per fortuna.

La storia di Teseo

Si perché, Zia Mary è riuscita anche a inserire il rimanente parte del mito dell'ascesa di Teseo, quello relativo alle 6 fatiche, conosciute a quasi nessuno, pur tuttavia parte della saga di Teseo.

E come se non bastasse, ci ha infilato anche una sezione intera di narrazione che riguarda Eleusi e la sua "oscura" (nell'accezione di poco nota) società matriarcale.

Quest'ultima parte è una di quelle che più mi ha affascinato perché a me quasi totalmente sconosciuta. Ed è proprio questo il bello dei romanzi storici: quando riescono a suscitare in te una curiosità tale da farti cercare ulteriori fatti a riguardo.

Altra cosa che ho trovato a dire poco geniale è la scelta del titolo in relazione agli avvenimenti del racconto del libro.

Evito ovviamente gli spoiler, però ho trovato fantastico il modo in cui, ogni volta in cui trovi un riferimento a un re che deve morire, rileggi il titolo in chiave diversa. E comunque fino a che arrivi alla fine del libro, non capisci quale sia la chiave giusta.

Almeno due delle tre situazioni in cui lo rileggi e capisci "Zia Mary, mi hai fregato di nuovo", sono a dir poco inattese e danno un twist interessante alla storia.

Lo stile del libro

Il re deve morire, copertina

Vero, non è tutto perfetto. Come anticipavo prima, ho trovato l'inglese in cui scrive Mary Renault un po' pesante e difficile da leggere.

Mi sentivo come se i miei occhi fossero buttati fuori dalla pagina spesso. E' una sensazione strana da descrivere ma in qualche modo non ero invitato a restare sulla pagina. E' stata una lotta leggerlo in inglese, devo essere sincero.

L'io-narrante è quello di Teseo, il che, già di per se, è una scelta interessante dato che siamo abituati nell'epica tradizionale ad avere come punto di vista quello dell'aedo.

Questo ha una serie di implicazioni interessanti:

  • in primo luogo sposta la narrazione da un punto di vista che conosce già tutto (e si limita a "cantare" le gesta dell'eroe in questione) a un punto di vista esperienziale. Man mano che leggiamo, infatti, noi stiamo vivendo sulla nostra pelle quello che Teseo scopre durante la sua vita. Passano diversi anni infatti, prima che Teseo scopra di essere figlio di Egeo, il re di Atene; anche a questo punto, comunque, lui ritiene di essere pur sempre un mortale, seppure figlio di un uomo importante. Impara a capire che ha un legame particolare con Poseidone, lo scuotitore di terre, ma non conosce davvero il perché per molto tempo. Questo punto di vista è fondamentale per la reinterpretazione in chiave moderna della saga di Teseo: difficilmente avrebbe funzionato con la stessa efficacia se la prospettiva fosse stata di qualcuno che assiste alle vicende da esterno.
  • il libro è costellato di un numero spropositato di frasi scritte in prima persona. Questo punto discende dal precedente, però nell'economia del libro intero l'ho trovato talvolta pesante perché leggere sempre "Io ho fatto", "Io qua", "Io là", stufa dopo un po', c'è poco da fare

Quest'ultimo punto però, rafforza bene il punto di vista del protagonista: un ragazzotto che si, cresce alla corte del re di Trezene (nel Peloponneso), ma poi piano piano gonfia il suo ego man mano che sconfigge nemici avanzando verso Atene e poi Creta.

Teseo inizia come un ragazzino molto umile, per poi accrescere il suo ego in maniera talmente smisurata da fargli credere di poter soverchiare l'impero minoico da solo.

Ed è, paradossalmente, proprio qui che diventa eroe secondo me, non tanto quanto sconfigge il suo antagonista. L'eroe, in quanto umano, pecca di hybris (tracotanza, arroganza) e per questo viene punito dal destino stesso. Nel preciso istante in cui Teseo sfida i Cretesi giunti ad Atene a prendere in consegna il sacrificio umano dovuto a Re Minosse, salva i suoi compagni e allo stesso tempo danna se stesso per aver pensato di poter governare il proprio destino.

Proprio come Odisseo che paga lo scotto per aver fatto cadere la sacra Ilio navigando per dieci anni della sua vita lontano dalla sua Itaca, perdendo man mano tutti i suoi compagni.

Esattamente allo stesso modo, Teseo si imbarca nel suo viaggio, che diventa viaggio dell'eroe (nel senso Campbelliano del termine).

Inoltre, questo espediente dell'io narrante in prima persona funziona bene anche rileggendo il mito in chiave classica: Teseo, infatti, è uno sciupa femmine senza mezzi termini. Nella sua vita, l'importante è lui stesso, non chi gli sta attorno. E infatti, coerentemente alla sua visione della vita, abbandona Arianna in Nasso (e non in asso come diciamo erroneamente in italiano).

Tra le altre cose che ho apprezzato, c'è la minuzia dei racconti di Mary Renault per i dettagli delle micro abitudini di tutti i popoli in cui si imbatte Teseo. Ancora una volta, compiti a casa fatti a dovere.

So che mi ripeto ma tutta la parte relativa ad Eleusi, il culto della dea madre e l'inversione di prospettiva della società matriarcale sono una ventata di aria fresca su un mondo solitamente da noi concepito come unicamente guidato da uomini.

Senza contare l'inserimento nel contesto acheo, di popoli che hanno condiviso la scena prima di essere totalmente soppiantati, ovvero i popoli delle spiagge, sempre trattati con disprezzo dai "greci" e visti come minori, ma pur sempre vivi nello stesso periodo storico.

Conclusione

Quello che ha fatto Mary Renault con questo libro è un'operazione a dir poco sopraffina: è riuscita a creare una nuova narrazione mitologica moderna e storicamente valida, pur ancorandola agli elementi classici che tutti conosciamo.

La freschezza di questa nuova narrazione è qualcosa che, a parer mio, ogni amante della mitologia greca dovrebbe conoscere.

Inoltre, e qui ringrazio personalmente Zia Mary, finalmente qualcuno è riuscito a darmi una spiegazione ragionevole del perché Teseo abbia abbandonato Arianna a Naxos, subito dopo averla sottratta a Creta per sposarsela. Personalmente questa è una di quelle cose che non sono mai riuscito a spiegarmi ragionevolmente.

Ancora una volta, Zia Mary ha fatto i compiti a casa come si deve ed è riuscita a chiudere il cerchio su questa ferita aperta che finalmente ho chiuso.

Per concludere, Il Re Deve Morire è un libro per pochi, ma nel senso che è difficile da trovare, quindi in bocca al lupo 😆

Scherzi a parte, se lo trovi in italiano, non lo perdere per alcun motivo al mondo perché è un gioiello.

Io sto facendo il saltimbanco per trovarlo in italiano e rileggerlo, per dire.

Dettagli del libro:

  • Autore: Mary Renault
  • Titolo: Il Re Deve Morire (The King Must Die)
  • Anno di edizione: 1958
  • Editore: Longmans & Co (perché ho letto l'edizione inglese)
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