Olympia - Danila Montanari - Grecia Vera

Olympia - Danila Montanari

Roberto Cortese

Sicuramente un libro da ombrellone, né più né meno.

Con un però.

Un libro da ombrellone di ottimo calibro e molto ben progettato.

Se dovessi usare giusto una frase, probabilmente è così che definirei il romanzo storico Olympia, di Danila Montanari.

Lo sai che io sono un malato di storia arcaica e classica, ma la cosa che forse non sapete è che vado pure pazzo per le letture che riguardano il mondo romano.

Non ci posso fare niente, l'impero romano ha il suo fascino, non fosse altro perché in qualche modo è pur sempre la genesi dell'Italia per come la vediamo oggi.

O meglio, è la genesi desiderata da chi abita lo stivale oggi.

Il che la dice lunga sull'ottimo lavoro che hanno fatto scrittori e imperatori secoli e secoli fa, cercando di unire sotto la stessa nobile bandiera le origini di un popolo che avrebbe segnato la storia del Mediterraneo.

Ma come sempre, sto divagando.

Olympia, dicevamo.

Quando ho letto la sinossi prima di acquistare il libro, mi sentivo come se stessi per fare l'acquisto del secolo, perché cosa c'è di meglio per uno come me che leggere un libro che parla di temi legati alla Grecia classica, però rivisti dal punto di vista temporale della dominazione romana.

Andavo a colpo sicuro.

Però.

Però nulla, questo è un buon libro e infatti sono pienamente soddisfatto dell'acquisto e di averlo divorato nel giro di qualche giorno.

Quando dicevo prima "un libro da ombrellone" non intendevo in senso negativo, assolutamente. Intendevo semplicemente dire che è un libro di intrattenimento.

E in quello che si prefigge di fare, l'autrice centra il bersaglio perfettamente.

Questa è sostanzialmente una delle avventure di Publio Aurelio Stazio, un senatore romano, il quale è inviato a Olimpia, nel Peloponneso, per assistere ai giochi olimpici che, anche dopo la conquista romana, si tenevano ancora.

Siamo nel 41 dopo Cristo, giusto per dare un riferimento temporale, primo anno di governo dell'imperatore Claudio.

E giusto per inquadrare la situazione, Roma ha sottomesso la Grecia verso la metà del secondo secolo AC, quindi i Greci non sono più indipendenti da quasi duecento anni. In realtà sono più di quattro secoli che i Greci non sono più quel continuum di città stato (le polis) perché nel frattempo sono state soppiantate dai Macedoni.

Quindi questa è la storia di un senatore romano che va (un po' controvoglia) a supervisionare i giochi in questo luogo che formalmente evoca ancora i fasti dell'Olimpia dove risiedeva una delle meraviglie del mondo antico, ovvero la statua di Zeus Olimpico. Ma in realtà, questo luogo non è che l'involucro vuoto di ciò che una volta fu il centro del mondo, quantomeno durante il periodo dei giochi.

Una delle cose che l'autrice ha centrato in pieno, secondo me, è la messa in scena di un intreccio che è fedele ai resoconti storici dal punto di vista del degrado che imperava sui giochi olimpici.

Mi spiego.

Tutti noi spesso pensiamo ai giochi olimpici come a un evento in cui l'agonismo la faceva da padrone, la competizione era pura e si accettava la sconfitta senza timore. Quasi come le odierne olimpiadi, dove il doping la fa da padrona, siano un mondo lontano anni luce.

La verità è che le olimpiadi sono marcite poco dopo essere nate. E' vero che per molto tempo tutte le πολισ si fermavano per i giochi, ma è pur vero che, allora come oggi, vincere le olimpiadi significava avere accesso a fama e benessere.

E siccome, allora come oggi, dei giudici facevano parte della manifestazione, non è difficile capire come la corruzione non ci abbia impiegato molto a farsi largo tra gli agoni olimpici per garantirsi una vittoria pur non essendo i migliori in campo.

Sparisce quindi la dimensione trascendente dei giochi e resta quella immanente, sporca e corrotta, lontana anni luce dall'ideale tramandato per millenni, però forse la più vera.

Per questo dico che una delle cose migliori del libro è l'aver raccontato la storia vera.

Altra cosa che ho davvero apprezzato è la costruzione dell'intreccio. Mi ha tenuto incollato fino alla fine del libro e anche quando pensavo di aver capito chi potesse essere il colpevole finale, l'autrice ti frega ancora con trucchi esperti.

Che poi, se uno ci pensa, questo è il punto fondamentale dei gialli come genere: il peggior giallo è probabilmente quello dove capisci il colpevole alla terza pagina. Danila Montanari, invece, si prende gioco di te fino alla fine per poi districarsi abilmente nel finale.

Davvero ben fatto, io personalmente sono stato confuso fino alla fine e credo di voler rileggere il libro per apprezzare ancora meglio le trappole (letterarie) che l'autrice ha disseminato.

Come ho già accennato, il racconto è molto scorrevole e scritto in un italiano leggibilissimo, nonostante l'utilizzo di parole sia greche che latine. Questo è ormai un espediente ampiamente utilizzato da diversi anni da parte di tutti coloro che scrivono romanzi storici.

Se non altro l'autrice non ne abusa affatto ed è in linea con altri scrittori come Valerio Manfredi e compagnia bella.

Un escamotage che funziona sempre molto bene in questo genere di storie è poi quello di inserire un personaggio che non conosce nulla dell'ambiente come il protagonista della storia.

Questo espediente autorizza l'autore a informare il lettore di tutta una serie di informazioni di contesto che altrimenti sarebbero troppo dirette e declinarle direttamente nella storia.

Mi spiego: quando un autore scrive un romanzo storico, sa che deve porre delle basi di conoscenza che magari il lettore non ha. In questo caso, l'autrice non sa se io-lettore so cos'è Olimpia, dov'è, se e quando Roma l'ha assoggettata e via discorrendo.

Quindi lo stratagemma è quello di inserire personaggi che fingono di non conoscere il contesto che li circonda quasi per arroganza. Publio Stazio, infatti, non si abbassa nemmeno a conoscere cosa sia stata Olimpia prima di arrivarci quasi come se non fosse all'altezza del suo tempo.

Ma è finzione scenica, uno stratagemma che consente all'autrice di portarci al pari con quello che ci serve sapere per lo sviluppo della storia.

E in questo senso, l'autrice fa davvero un ottimo lavoro perché il libro è un gran bello spaccato di cosa sia stata Olimpia all'epoca. Forse non all'altezza di altri spaccati come Turms, L'etrusco, però davvero molto efficace.

Inoltre, coerentemente con il carattere del personaggio, il romanzo è sempre narrato in chiave ironica e talvolta parecchio dissacrante, cosa che, ancora una volta, funziona molto bene per non rendere questo libro l'ennesimo identico agli altri su Olimpia.

Il protagonista, peraltro, è molto ben costruito in termini di carattere perché non è un santo, anzi è uno che ci sguazza nell'ambiente corrotto dell'epoca.

E' però l'eroe (in senso classico) perché ha dalla sua un'etica di ferro ed è pronto a fare la cosa giusta sempre. E' aiutato, se così si può dire, dal suo servo fedele e con moralità altrettanto dubbia, che li rende una coppia perfetta. Nella loro moralità equivoca si controbilanciano e costituiscono un tutt'uno che rende la narrazione molto divertente a tratti.

Pur essendo il libro ben congegnato, ci sono cose che non mi hanno fatto impazzire. E che sono riconducibili alla stessa causa.

L'inizio del libro è stata forse la parte più noiosa perché sono descrizioni che non muovono la storia di un centimetro. Sono necessarie perché, come anticipavo prima, senza delle fondamenta solide, il lettore avrebbe fatto fatica successivamente, però forse si poteva trovare un modo migliore per presentarle in maniera più coinvolgente.

Altra cosa che non ho amato è che spesso, queste nozioni storiche sono date in maniera diretta, troppo diretta. Avrei preferito che fossero i personaggi a svelarmi i dettagli necessari alla comprensione degli eventi invece che l'autrice a raccontarmeli per filo e per segno.

Questi due piccoli nei però non inficiano sicuramente la bontà del libro e il fatto che sia stata una lettura semplice e stimolante allo stesso tempo.

La buona notizia? L'investigatore Publio Aurelio Stazio ha proseguito la sua carriera in altri libri, anche se credo che Olympia sia l'unico che tocca in qualche modo la Grecia.

Li leggerò? Probabilmente si, appena ho finito con Odisseus Unbound.

E tu hai già letto qualche altro libro di Danila Montanari? Oppure altre novelle che riguardano la Grecia? Mi raccomando fammelo sapere nei commenti perché la mia golosità per i libri storici non finisce mai!

Dettagli del libro:

  • Autore: Danila Comastri Montanari
  • Titolo: Olympia
  • Anno di edizione: 2015
  • Editore: Oscar Mondadori
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