Οχι day - Il giorno del No
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Il giorno del "No"
L'Οχι day è una delle giornate più famose sul calendario delle festività elleniche.
Si chiama così perché l'allora primo ministro Ioannis Metaxàs disse di no all'invasione italiana. E oggi ne voglio parlare perché ho un'opinione un po' particolare di questa celebrazione.
Una specie di sassolino che devo togliermi dalle scarpe.
Innanzitutto, quello che all'estero è conosciuto come Οχι day, in Grecia prende il nome di "Επέτειος του Όχι", ovvero l'anniversario del No, nonostante ovviamente qualunque greco lo conosca anche tramite l'abbreviazione.
Buttiamoci a capofitto in tutto quello che è stato e che rappresenta questa giornata per i greci. Poi ti dirò la mia 😜
Indice
Un po' di storia
Senza saltare subito al sodo, credo che sia necessario introdurre un briciolo di contesto storico.
Parto da prima della Prima Guerra Mondiale, ovvero nel 1912, quando l'Italia invade in fretta e furia le isole del Dodecaneso stabilendovi prima un governatorato temporaneo, salvo poi trasformarlo in perenne nel 1930.
Alla fine della Prima Guerra, invece, la Grecia (tra le vincitrici) oltre a riprendersi praticamente tutto quello che le restava del proprio territorio in mano all'Impero Ottomano, si spinge fin dentro la Turchia, provando a restaurare la Μεγάλη Ιδέα, ovvero quella corrente di pensiero secondo cui tutte le coste dell'Asia Minore turca avrebbero dovuto far parte della nazione ellenica.
Needless to say, i turchi avrebbero avuto intenzioni diverse.
Col disastro di Smirne e il patto tra la Grecia e la neonata Turchia che prevedeva lo scambio di connazionali nel 1923 (trattato di Losanna), la Grecia si trova con le mani piene per diversi anni cercando di rimettersi in sesto dopo aver ricostruito il puzzle dei territori cominciato nel 1821, all'alba della rivoluzione.
Due ottimi libri a riguardo per capire la situazione in cui si trovava la Grecia, rispettivamente a Salonicco e ad Atene, sono The Thread (La figlia dei ricordi, in italiano) e Those Who Are Loved (non ancora tradotto), entrambi di Victoria Hislop ed entrambi di cui ho scritto una piccola recensione.
Anyway, è la crisi economica del 1929 quella che fa partire tutta la catena di eventi che porteranno al giorno del No.
Anni di instabilità sia economica, ma soprattutto politica con caduta e ritorno della monarchia, governi militari deboli e la caduta finale di Eleftherios Venizelos (si, proprio quello dell'aeroporto), portano il paese quasi allo sbando. Di questa situazione approfitta il generale Ioannis Metaxàs, il quale grazie a un colpo di stato nel 1936 riesce a instaurare un regime di tipo fascista.
E qui forse cominci già a capire il perché della mia opinione forte a riguardo. Ma forse non ancora, quindi continuiamo.
Il regime greco, essendo sostanzialmente dello stesso stampo di quello italiano di Mussolini e tedesco di Hitler, ovviamente reputa alleati i vicini di casa italiani. L'allora ambasciatore italiano ad Atene, Emanuele Grazzi, era peraltro un ottimo amico di Metaxas, a ulteriore riprova dello stretto legame tra le due nazioni.
In fin dei conti, se la pensiamo allo stesso modo, a chi verrebbe mai in mente di attaccare un amico fascista?
Ecco, non è esattamente quello che è successo.
Si, perché nel 1940, Mussolini decide (o forse qualcun altro per lui) che la Grecia è di strategica importanza per l'Asse e quindi è da assoggettare.
L'episodio del No
Il 28 ottobre 1940, durante la notte, Grazzi, ambasciatore italiano ad Atene, sale sulla sua auto e si reca in direzione Kifissià, ovvero verso la residenza del suo amico Metaxas.
Lo fa per consegnare l'ultimatum italiano alla Grecia.
Metaxas probabilmente non si aspettava neanche da lontano una mossa del genere da parte di colui che riteneva un solido alleato (Mussolini).
Un tradimento agli occhi del golpista.
Dopo la guerra, Grazzi racconterà di come vide l'espressione del viso del dittatore cambiare man mano che scorreva la lettera in cui si richiedeva il lasciapassare per le truppe italiane in territorio greco (un modo diplomatico per descrivere la resa in buona sostanza).
A questo punto, Ioannis Metaxas pronunciò la famosa frase "Alors, c’est la guerre", in francese ovviamente perché quella era la lingua franca della diplomazia internazionale.
Quindi in realtà il famoso "no" è una piccola invenzione per esemplificare l'intero episodio, anche se calza molto bene.
Una versione di questa storia, peraltro, la trovi anche se leggi Il Mandolino del Capitano Correlli, di cui ho scritto la mia opinione qui.
Per questo motivo, ancora oggi si festeggia questa data. E potresti pensare che abbia senso, se non altro ai fini di costruire un orgoglio nazionale.
Parecchi artisti e musicisti, come Sofia Vembo, cominciarono a scrivere testi e canzoni per prendere in giro il Duce e la sua spocchia finita in una bruciante sconfitta.
Ci sono diversi ma in questa celebrazione, a mio modo di vedere.
E non solo mio.
Cosa ne penso di questa celebrazione
La prima remora che ho, riguarda il fatto che Ioannis Metaxas fosse un dittatore, non un leader politico eletto democraticamente.
Non un benefattore, un dittatore.
Un altro come Mussolini, Hitler, Stalin, Franco e compagnia bella.
Quindi, in buona sostanza, ancora oggi si festeggia una delle gesta di un dittatore in Grecia. Almeno ufficialmente. Anche se i greci ne sono pienamente consapevoli, ecco perché in realtà la percezione che si ha di questa giornata è più di una vacanza che altro.
L'Οχι day è tipicamente un weekend lungo dove ci si può godere l'arrivo dell'autunno. Però non c'è greco che non sia imbarazzato dalla figura di Metaxas in quanto dittatore.
E' un po' come se noi festeggiassimo una delle "gesta" di Mussolini ancora oggi. Credo che non sarei l'unico ad avvertire un certo imbarazzo (per usare un eufemismo) nel pensare che la mia πατρίδα (patria) si senta ancora talmente legata a quel pezzo di storia da volerla addirittura celebrare.
Ma c'è forse un ma ancora peggiore.
E' vero che i greci resistettero e sconfissero gli italiani, ma questo non fece altro che portare i tedeschi ad invadere la Grecia, e per di più senza andare troppo per il sottile nei modi.
Quindi in buona sostanza il 28 ottobre si festeggia l'inizio di una guerra.
Una guerra che, nel periodo di occupazione tedesca, porta tra i due e trecentomila morti di fame soltanto ad Atene.
Per fare un paragone, è come se in Italia il 10 giugno fosse festa nazionale, dato che nel 1940 Mussolini dichiarò l'entrata in guerra con il famoso discorso del "Vincere e vinceremo".
Forse questo è quello che racchiude meglio tutte le mie perplessità riguardo a questa festa nazionale greca.
Non so quale nazione sana di mente porti avanti la celebrazione di un ingresso in guerra nascondendosi dietro all'alibi dell'aver negato l'ingresso agli italiani (peraltro all'epoca non di certo noti per l'efficienza o l'efficacia dell'esercito).
Oltretutto, è davvero questo l'insegnamento da dare alle future generazioni? Festeggiamo l'inizio della seconda guerra, ovvero uno dei periodi più bui per la Grecia e il mondo intero?
Cosa succede ad Atene e in giro per la Grecia il 28 ottobre oggi
Chiuso il mio sproloquio riguardo alla commemorazione del famoso "No", posso continuare con quello che accade oggi in giro per la Grecia.
Più o meno ovunque ci sono parate e bande addobbate che si lustrano l'uniforme davanti alla cittadinanza nel centro del paese o città.
E' più o meno quello che succede da noi in Italia il 2 giugno per intenderci.
Ad Atene le vie del centro vengono chiuse per la parata a Syntagma che poi si allunga fino a Panepistimiou, ovvero il viale dell'Accademia. Il primo ministro in carica ovviamente si reca al monumento al milite ignoto di fronte al palazzo del parlamento a portare un omaggio.
Curiosamente (in tono sarcastico) durante le parate non sono solo le forze armate a sfilare, ma anche gli studenti di alcune scuole. E qui non voglio riaprire il discorso, però diciamo che qualche remora ce l'ho anche a proposito di questo utilizzo degli studenti.
Per dare un po' di colore alla cosa e mostrare un lato diverso dalle fanfare ateniesi, ho trovato su youTube un video di diversi anni fa della parata a Hydra, che in qualche modo riassume tutto.
Cose che ti consiglio di fare durante questa celebrazione
C'è un lato positivo a tutta questa baldanza in bella mostra, anzi più di uno.
- I musei e i siti archeologici (compresa l'Acropoli, il Museo dell'Acropoli e tutti i musei maggiori) sono gratuiti durante questa giornata
- Bar e ristoranti sono ovviamente aperti
Ma soprattutto, se l'Οχι day capita in giorni tipo martedì, mercoledì o giovedì, si fa ponte, il che significa trovare parecchi greci in giro in vacanza.
Questo è quanto per ciò che riguarda l'Οχι day, ora mi piacerebbe sentire la tua!