Il gruppo terroristico 17 Novembre - Grecia Vera

Il gruppo terroristico 17 Novembre

Roberto Cortese

 Tra le pagine nere della storia recente greca ha sicuramente priorità di menzione quella dell'organizzazione terroristica rivoluzionaria 17 novembre, più comunemente noto con la sigla 17N.

Un gruppo che ha agito indisturbato per quasi trent'anni e che poi quasi istantaneamente si è spento alla cattura dei suoi membri.

E per fortuna ovviamente.

Oggi ripercorriamo le tappe di questo passato che ogni greco ricorda molto bene.

Indice

Terrore e Ideologia nella Grecia Post-Dittatura

Il 17 novembre 1973 non fu solo il giorno della repressione brutale al Politecnico di Atene, ma anche un punto di non ritorno per il popolo greco.

La giunta militare, in carica dal 1967, aveva dimostrato la sua volontà di schiacciare qualsiasi dissenso con la forza.

Tuttavia, quella rivolta studentesca, pur terminata in un bagno di sangue, riuscì a scalfire lo strapotere del regime, accelerandone la caduta l’anno successivo.

Ma cosa accade quando le speranze di una nuova democrazia si trasformano in delusione?

In questo contesto emerse il gruppo 17 Novembre (17N), un'organizzazione terroristica che si sarebbe mossa tra le ombre per quasi trent'anni, colpendo con spietata efficienza i simboli del potere e dell’oppressione.

il simbolo dell'organizzazione terroristica 17 novembre

Un Contesto di Rabbia e Disillusione

Gli anni successivi alla caduta della dittatura furono tutt’altro che sereni.

La Grecia cercava faticosamente di ricostruire un sistema democratico, ma le ferite del regime erano profonde.

La giustizia verso gli ex colonnelli e i loro collaboratori venne percepita da molti come insufficiente, e il ruolo degli Stati Uniti nel sostenere la dittatura alimentava un profondo risentimento verso l’influenza straniera.

In questo clima, il 17N trovò terreno fertile.

Il gruppo non era solo un prodotto del disincanto politico, ma anche un’emanazione diretta di una cultura di resistenza che vedeva in Exarchia (quartiere simbolo della lotta ad Atene) e nei circoli intellettuali di sinistra il suo epicentro. Il 17N raccoglieva il testimone della lotta del Politecnico, ma lo trasformava in una guerra segreta contro l’imperialismo e il capitalismo.

Concetti che oggi ci sembrano anacronistici ma in quel contesto storico da guerra fredda, sono più comprensibili.

Gli Omicidi Chiave

Il primo grande colpo del 17N fu l’omicidio di Richard Welch, capo della CIA ad Atene, nel 1975.

L’attentato non fu solo un messaggio agli Stati Uniti, ma anche una dichiarazione d’intenti: il gruppo colpiva al cuore l’imperialismo.

Negli anni successivi, però, il 17N si concentrò anche su obiettivi interni.

Tra i loro bersagli più noti c’è Evangelos Mallios, un ex ufficiale di polizia che aveva partecipato attivamente alla tortura di dissidenti durante la dittatura.

La sua uccisione nel 1976 fu un segnale chiaro: il 17N si vedeva come un esecutore di giustizia sulla dittatura dei colonnelli, là dove lo Stato aveva fallito, almeno secondo il loro punto di vista.

Negli anni ‘80, il gruppo intensificò le sue operazioni, prendendo di mira figure di spicco come Dimitris Angelopoulos, un importante industriale greco, assassinato nel 1986.

Il messaggio, ancora una volta, era chiaro: anche l'élite economica era nel mirino, accusata di sfruttamento del proletariato e collusione con il potere politico.

Ma fu con l’omicidio di Pavlos Bakoyannis nel 1989, deputato e figura moderata (attiva peraltro contro il regime dei colonnelli), che il 17N dimostrò di non fare distinzioni ideologiche: chiunque rappresentasse il sistema, indipendentemente dal colore politico, era un bersaglio legittimo.

Il figlio di Pavlos, Kostas, sarebbe poi diventato sindaco di Atene tra il 2019 e il 2023.

Il gruppo non si limitava agli omicidi, logicamente. Negli anni mise in atto rapine per autofinanziarsi e attentati con esplosivi contro edifici governativi e sedi di multinazionali, come l’attacco del 1999 contro il quartier generale della General Motors ad Atene.

Le Brigate Rosse greche

La lotta armata del 17N trovava eco in altri gruppi terroristici europei, e uno dei parallelismi più significativi è quello con le Brigate Rosse italiane.

Entrambi i movimenti condividevano una visione marxista-leninista e la convinzione che la violenza fosse uno strumento legittimo per destabilizzare il sistema capitalistico.

Le Brigate Rosse, tuttavia, si focalizzarono anche su sequestri, come il noto caso di Aldo Moro, mentre il 17N preferiva omicidi mirati e attacchi simbolici.

Ancora con meno scrupoli, in qualche maniera.

La Fine del 17N

Nonostante la sua longevità, il 17N incontrò la sua fine nel 2002, grazie a un mix di fortuna e investigazioni più efficaci.

L'arresto di Savvas Xiros, a seguito di un fallito attentato con una bomba che esplose prematuramente, segnò un punto di svolta.

Ferito e catturato, Xiros rivelò informazioni cruciali che portarono alla cattura di altri membri chiave, tra cui Alexandros Giotopoulos, considerato il leader ideologico del gruppo.

Il processo che ne seguì rivelò al pubblico greco l'identità e le motivazioni di un’organizzazione che per decenni era stata avvolta nel mistero.

Con la condanna dei principali esponenti, il 17N venne smantellato definitivamente.

Il Lascito del 17N

Oggi, il 17N è considerato uno dei capitoli più oscuri della storia contemporanea greca.

Come per le Brigate Rosse in Italia, il dibattito sul 17N solleva questioni complesse sul rapporto tra lotta politica e violenza, e sui limiti della democrazia.

Le loro azioni continuano a dividere l’opinione pubblica: per alcuni, rimangono dei criminali; per altri, seppur condannando la violenza, incarnano una resistenza contro l’oppressione che ancora oggi trova eco nei movimenti anticapitalisti e anarchici di Exarchia.

Esattamente come per le Brigate Rosse in Italia.

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